Gli Statuti di Portoferraio (Sec. XVI)

di Marisa Sardi anno 2017

Elba Sconosciuta 34, Biblioteca scientifica

Gli Statuti di Portoferraio (Sec. XVI)

Si presenta in questo volume l’antico Statuto di Portoferraio, uno statuto comunale cinquecentesco, appartenente ad una regione, la Toscana, che è per eccellenza terra di statuti cinquecenteschi, rappresentazioni più o meno dirette di un potere mediceo in espansione a partire dal 1543.
Anche gli Statuti delle altre comunità elbane soggette ai Signori di Piombino: gli Statuta Rivi (studiati da G. Vanagolli) e gli Statuti di Capoliveri (da A. De Scisciolo), risalgono alla prima metà del XVI secolo.
Leggermente più tardiva - risale al 1561 - si deve una richiesta, prontamente accolta, da parte della magistratura cittadina della Comunità di Marciana perché si diano ordini per fare gli Statuti di questa terra.
L’emissione degli Statuti di Rio e Capoliveri avviene in un momento particolarmente difficile per la storia dello stato piombinese che nel 1545 governa l’Elba, dopo la morte di Iacopo V Appiani, attraverso la reggenza di un bimbo di poco più di sei anni. Un feudatario bambino che l’astuto Cosimo I, ottenuta Portoferraio con la speranza di poter entrare in possesso del vacillante Stato di Piombino e quindi di tutta l’isola d’Elba, spodesta facilmente. La consegna dello Stato appianeo ai Medici dapprima nel 1548 ma con più stabilità nel 1552, determinò immediatamente, da parte dei sudditi piombinesi ed elbani, la richiesta dell’ufficiale proclamazione dell’autonomia dei Brevi, Statuti e Consuetudini adottati dai precedenti Signori.
Il Duca si mostrò accondiscendente e garantì «l’osservanza degli Statuti, Brevi e Buone Consuetudini» riservandosi però di far attuare le sue disposizioni in materia di «cause di Stato» e di «delitti enormi». Gli Statuti furono rispettati quale fonte primaria ma Cosimo riservò il rinvio agli Statuti, Ordini e Deliberazioni della città di Firenze per tutti i casi non regolati altrimenti. Iacopo VI Appiani rientrò di fatto in possesso del suo Stato nel 1559 facendo cessare l’ingerenza medicea nell’apparato legislativo che, nel caso specifico di Piombino, fu modificato e addirittura riformulato negli anni successivi.
Mentre gli Statuti delle comunità elbane appianee affondano le proprie radici storiche nella consuetudine, ciò non vale per lo Statuto di Portoferraio.
La città di Portoferraio sorge nel 1548 in un luogo «tutto salvatico e rozzo», privo quindi di qualsiasi traccia di comunità organizzata e, per di più, nasce come città militare, protetta da possenti fortificazioni e talmente poco abitata da assicurare ricovero temporaneo anche ai poveri sudditi elbani dello stato di Piombino minacciati dalle frequenti incursioni delle forze turco-barbaresche e francesi. Solamente dopo vari tentativi di popolamento, nel 1574, raggiunta una consistente presenza di cittadini, il successore di Cosimo I, Francesco, concederà lo Statuto che regolerà, finalmente, la vita politica e sociale di Portoferraio e che resterà in vigore per due secoli esatti, fino alla riforma municipale emessa dal Granducato di Toscana il 12 maggio 1774.
Gloria Peria, Direttore Scientifico della Gestione Associata degli Archivi Storici dei Comuni elbani


L'idea della presente pubblicazione trae origine dal mio primo esame universitario in storia moderna, sostenuto nell'Ateneo fiorentino col prof. Renzo Pecchioli, nel lontano 1972. Fu in quell'occasione che rinvenni, tra le carte dell'Archivio di Stato di Firenze, gli Statuti di Portoferraio, che il professore mi fece analizzare ed illustrare agli altri candidati del corso.
Per circa quarant'anni gli Statuti da me ricopiati, sono rimasti conservati in un cassetto. Occupata da altro, pensavo che qualche studioso li avrebbe esaminati e dati alle stampe, così come era accaduto per gli statuti di alcune comunità elbane, dominio della Signoria Appiani.
Invece storici ed architetti hanno focalizzato la loro attenzione sulla fondazione della piazzaforte militare, e sulle successive trasformazioni urbanistiche, ma nessuno ha avvertito la necessità di occuparsi della vita quotidiana dei suoi abitanti, regolata da diritti e doveri, quelli contenuti negli Statuti. Oggi alcune di quelle norme non sono più attuali, ma sono state le prime che hanno osservato gli abitanti di Portoferraio rimanendo valide per duecento anni, fino a quando cioè il granduca Pietro Leopoldo di Lorena, con la sua legge del 1774, dette un nuovo indirizzo alla legislazione locale.
Convinta della necessità di partecipare ai miei concittadini quanto avevo trovato, affinché con la conoscenza delle norme giuridiche possano comprendere agevolmente la società che quelle disposizioni regolavano, mi sono recata nell'Archivio Comunale di Portoferraio dove la dottoressa Gloria Peria mi ha mostrato la copia settecentesca degli Statuti, identica a quella originale che è nell'Archivio di Stato di Firenze. Incoraggiata dalla stessa coordinatrice della Gestione Associata Archivi Storici dei Comuni elbani, mi sono accinta ad esaminare le caratteristiche politiche e socio-economiche originarie della nostra Comunità, voluta e sostenuta dal Duca, e dal 1569 Granduca, Cosimo I dè Medici e dai suoi successori, costituita materialmente da uomini, donne e bambini, che dovettero rispettare le regole vigenti per non incorrere in pene. D'altra parte «ubi societas, ibi jus». Le norme giuridiche fondamentali furono indispensabili proprio per dirimere i conflitti che di volta in volta insorsero all'interno della Comunità portoferraiese, regolando in modo pacifico l'esistenza degli stessi cittadini.
Mi auguro che questo lavoro, stilato da chi crede alla funzione educativa della storia, rinforzi il senso di appartenenza al proprio territorio e spinga le odierne generazioni locali a non essere «stranieri» nella propria terra, ma a contribuire al suo sviluppo per il quale sono necessarie anche le regole scritte e la loro osservanza.

Mi è grato esprimere la mia riconoscenza al Sindaco di Portoferraio, Mario Ferrari, all'assessore alla cultura, Roberto Marini e all'Amministrazione comunale di Portoferraio che hanno patrocinato questa pubblicazione, convinti dell'importanza delle fonti statutarie per la conoscenza delle proprie radici.
Ringrazio, altresì, il personale della Biblioteca Foresiana,sempre gentile e disponibile. In particolare ricordo con riconoscenza Ettore Galletti e Giuseppe Catanzaro non più presenti, ma vivi nella mia mente.
Meritevole di una speciale menzione è la dott.ssa Gloria Peria, autrice peraltro dell'introduzione al volume, i cui consigli sono stati d'aiuto nel reperimento del materiale archivistico.
Infine ringrazio la mia famiglia e Walter in particolare, per la pazienza con cui hanno accompagnato il mio lavoro. L’Autrice, Marisa Sardi

Una pubblicazione importante che ancora non aveva visto la luce, riportiamo i primi tre capitoli introduttivi al saggio storico :

Dal passato al futuro attraverso il presente. È l’oggi che si fa ponte per trasportare quanto nel passato servirà a costruire il futuro.
La storia di un territorio rappresenta, infatti, le fondamenta del suo sviluppo urbano e sociale: dal vecchio centro romano di Fabricia al paese medievale detto Ferraja a Cosmopolis sino all’odierna Portoferraio. E, come è necessario conservare e valorizzare i numerosi siti storici, ville romane, fortezze, Forti, Chiese e monumenti, altrettanto importante per l’identità di un paese è conoscerne la storia attraverso i suoi documenti.
Gli Statuti del XVI secolo emanati nel 1574 e nel 1579 stabilivano le norme per il governo di Portoferraio e la vita dei cittadini.
Le regole giuridiche regolamentavano la sfera pubblica e privata di un territorio, dalle cariche politiche alle norme per il buon vivere civile, commerciale, penale.
La lettura degli statuti, fonti normative, è pertanto uno spaccato di storia quotidiana che, attraverso le regole, disegna un quadro del paese, indicando le controversie più comuni tra le persone dell’epoca, agricoltori, allevatori cacciatori, marinai, pescatori, edili.
La ‘lettura’ contemporanea di quest’opera con lo sguardo rivolto verso le fortezze ci permette così di vedere i fotogrammi del passato cinquecentesco con i cittadini che si muovono tra i bastioni, Porta a Mare, i Forti Falcone e Stella, le caserme degli Altesi, la Piazza d’arme, la Chiesa dedicata alla Natività di Maria, la Biscotteria, le cisterne per l’acqua. Senza dimenticare che risale a quell’epoca la nascita delle confraternite ancora oggi esistenti quella della Misericordia e quella del SS. Sacramento che nel ‘500 si chiamava Confraternita del Corpus Domini.
Un’opera d’indubbia importanza storica che sicuramente rappresenta una pietra angolare per la conoscenza del nostro Comune.

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