Le poesie di «Frantumi», composte all'Elba tra gli anni Ottanta e Novanta, sono state apprezzate da illustri scrittori contemporanei come Roberto Pazzi ed Ernesto Ferrero; quest'ultimo vi ha notato «una sorta di remake autobiografico, che privilegia immagini, situazioni, paesaggi di classica compostezza, caricati di una forte componente simbolica. Sono dei flash rappresentativi volutamente fissi nell'immobilità delle loro superfici, un qualcosa che assomiglia al bassorilievo, siano essi il conforto che viene dalla contemplazione di paesaggi sentiti come familiari o fraterni, o i teneri medaglioni dedicati ai figli».